Anche Simon Reynolds, forse il più importante giornalista e critico musicale contemporaneo, ha parlato del vinile nella sua seminale opera “Retromania”, che ben spiega certe dinamiche di resilienza del formato.
Parlando dell’ “information overload” musicale, della pioggia di musica liquida che ci sommerge e del caro, vecchio, amato disco in vinile che resiste, dice:
Esistono parecchie altre soluzioni per resistere all’info-tsunami. Una è tornare al vinile, come hanno fatto in molti favorendo una rinascita del formato. Personalmente, l’unica musica che tendo a comprare oggi sono i vecchi vinili usati. […] il vinile però ha un che di ribelle, una regressione più provocatoria: significa rientrare letteralmente nell’era analogica. Con i cd puoi saltellare fra le tracce, fermarti e ricominciare quando vuoi; operazione assai più complicata con i vinili. L’assenza del supporto digitale consente ai formati analogici di imporre una modalità di ascolto più prolungata, contemplativa e rispettosa.
Simon Reynolds, “Retromania”, Minimum Fax, 2017